Alla scoperta delle leggende del Trentino-Alto Adige
Care lettrici e cari lettori,
questa settimana, per il nostro appuntamento con la rubrica Curiosità dal mondo, vi porto in Trentino-Alto Adige, alla scoperta di alcune leggende che si tramandano di generazione in generazione.
Una di queste leggende è quella del gigante Haunold. Si narra che un giorno un bambino bevve, inavvertitamente, dell’acqua da una fonte magica che lo fece crescere a dismisura fino a trasformarlo in un gigante. Divenuto un colosso, decise di rifugiarsi sulla cima del Monte Baranci per non avere contatti con la popolazione locale.
Un giorno, però, gli abitanti di San Candido si rivolsero a lui perché li aiutasse a trasportare delle enormi e pesanti pietre che servivano a costruire la Chiesa. Haunold accettò di aiutarli, servendosi anche dell’aiuto degli gnomi, chiedendo però in cambio una grande quantità di cibo. Gli abitanti esaudirono la sua richiesta, richiesta che non cessò con la fine del cantiere, ma divenne sempre più pesante e opprimente. Per liberarsi di lui, decisero così di organizzare una trappola: scavarono un enorme fossa, dentro la quale Haunold vi cadde e morì. Gli abitanti di San Candido, però, non dimenticarono mai l’aiuto dato dal gigante, e, così, presero una sua costola e la esposero in Chiesa in suo ricordo.
Sul monte Baranci oggi sorge il villaggio degli gnomi, costruito nel 2018 e divenuto una grande attrazione per le famiglie. Si tratta di un delizioso paesino in miniatura, con nove piccole baite costruite in legno. Per visitarlo si devono salire piccole scale e attraversare piccoli ponti sospesi. Ci sono poi anche un castello e un mulino, alimentato da una fonte che sembrerebbe essere quella che ha trasformato il piccolo Haunold in un gigante.
Un’altra leggenda riguarda invece le Dolomiti, conosciute anche come Monti Pallidi. Un tempo le Dolomiti erano ricoperte da boschi e prati fioriti. Tutti sembravano essere felici, meno il principe del Regno delle Dolomiti, che aveva sposato la principessa della Luna, ma i due erano destinati a vivere separati: il principe non poteva vivere sulla luna perché accecato dalla sua luce, mentre l’oscurità dei fitti boschi delle Dolomiti rendeva triste e malinconica la principessa tanto da farla ammalare.
Il principe, triste, vagava per i boschi dove incontrò il Re dei Salvani, uno gnomo che cercava una terra per lui e i suoi sudditi, al quale raccontò la sua triste storia. Questi gli promise di aiutarlo, chiedendogli in cambio il permesso di abitare su quelle montagne. Il principe accettò e il Re dei Salvani gli disse che al primo plenilunio avrebbe mantenuto la sua promessa. Arrivata la notte del plenilunio i nani raggiunsero la cima delle Dolomiti e catturarono la luce della luna ricoprendo con essa ogni centimetro delle montagne. Così la principessa poteva tornare sulla terra e i due innamorati potevano vivere insieme e felici.
Un’altra leggenda sempre legata alle Dolomiti è quella del Re Laurino, re di un popolo di nani. Il Re Laurino viveva sulle montagne del Catinaccio, in un castello circondato da un bellissimo giardino di rose; possedeva anche un tesoro che nascondeva tra le montagne, tra cui una cintura che gli dava la forza di dodici uomini e una cappa che lo rendeva invisibile. Laurino si innamorò della principessa Similde, già promessa sposa al re dell’Adige. Decise quindi di rapirla e di portarla nel suo regno. Il suo promesso sposo chiese aiuto al Re dei Goti che con i suoi uomini scalò i monti per portare in salvo la principessa. Laurino lottò con l’esercito dei Goti, ma nonostante indossasse la cintura stava per soccombere, quindi indossò la sua cappa pensando di non essere visto. Ma i cavalieri lo individuarono grazie al movimento delle rose, lo catturarono e lo imprigionarono. Laurino, arrabbiato per il destino avverso, si girò verso il giardino delle rose che lo aveva tradito e lanciò una maledizione: nessuno avrebbe potuto più ammirarlo, né di giorno né di notte. Re Laurino, però, si dimenticò del tramonto e così sia all’alba che al tramonto le rocce del Catinaccio si tingono di rosa.
E queste sono solo alcune delle leggende del Trentino-Alto Adige.
Erika Corso