A Talk with Ilian Rachov
Noto negli ambienti della moda come il “Guru” dello stile e dell’arte e per aver reinterpretato in chiave moderna il simbolo della medusa che identifica la famosa maison italiana Versace, in tutto il mondo, anche senza doverne leggere il nome. Ilian Rachov ci incuriosisce non solo come artista, disegnatore e personaggio pubblico ma anche dalla prospettiva di un lato della sua persona che pochi conoscono …e lo svelerò qui di seguito, per voi.
Ilian nasce a Sofia, in Bulgaria, ed inizia il suo percorso artistico, come autodidatta, negli anni 90. Respira l’aria delle chiese ortodosse del suo Paese, rappresentate dall’arte bizantina, che toccano le corde della sua anima. I sui occhi catturano quei colori, quelle tecniche antiche che sembrano appartenere ad un’altra epoca e circoscritte all’ambito religioso. Comincia così a vibrare in quell’animo sensibile di ragazzo dagli occhi timidi una dirompente passione per l’arte e l’idea di realizzare su tela ed in chiave moderna ciò che quelle icone gli hanno ispirato.
Quando approda in Italia, lo fa in pompa magna e come un “Caronte e la moneta per l’Ade” traghetta il marchio Versace verso il podio, facendogli guadagnare la medaglia d’oro nel panorama della moda, lo stesso oro che dipinge sui tessuti in stile barocco, da cui traspira opulenza e fierezza.
Romano di adozione, ama questa città eterna e ne riscopre proprio in questo periodo il lato positivo di quel silenzio a cui nessuno è abituato; ne trae pienezza per la sua arte, come solo i grandi artisti sanno fare, rappresentando così un terreno fertile dove poter coltivare i futuri progetti lavorativi.
Ilian Rachov però non è solo il grande artista abituato a frequentare gli eventi mondani della capitale legati alla moda e all’arte. È anche un uomo la cui anima si percepisce ancor prima che lui stringa la mano per presentarsi. Uno spiccato ed innato senso di umanità è rivolto a quelle persone percepite dai più come “invisibili” e sfortunatamente abituate a vivere per strada.
Un artista poliedrico ma al contempo un uomo proteso a tendere la mano agli altri che fattivamente è riuscito ad interpretare il profondo messaggio di un altro grande artista, Michelangelo Buonarroti, che con il dipinto “la creazione di Adamo”, ( Cappella Sistina ndr), ha raffigurato una mano protesa versa un’altra, le cui interpretazioni possono essere molteplici ma indubbiamente altruistiche; un’opera d’arte nell’opera d’arte.
Manuela Squatrito