La rassegna stampa internazionale dell’UNINT sul COVID-19
Il tempo passa e la morsa del virus sembra più lieve, perlomeno nel nostro Paese.
Si inizia a considerare un lento e graduale ritorno alla normalità, anche se pare inappropriato definirla così.
Secondo il vocabolario Treccani infatti, “normalità” è il carattere, la condizione, di ciò che si ritiene normale, cioè regolare, consueto, non eccezionale o patologico con riferimento sia al modo di vivere, sia allo stato di salute fisica o psichica di un individuo, sia ad avvenimenti del mondo fisico e situazioni (politiche, sociali, …) più generali.
Quello che ci attende (volendo rimanere fiduciosi) dopo il 4 maggio, non sarà dunque un ritorno alla normalità. Ma l’inizio di una nuova appunto “novità” che richiederà la ri-pianificazione e la ridefinizione delle priorità e delle necessità delle nostre vite.
Sara Nardi
Dall’inizio della pandemia, l’Angola ha registrato 24 casi positivi al Covid-19. Tra queste 24 persone 2 sono decedute, 6 sono guarite e solo 2 sono state dimesse dall’ospedale. Durante una conferenza pubblica, il Viceministro della salute Franco Mufinda ha confermato che i due pazienti dimessi sono in condizioni stabili. C’è da dire però che la situazione angolana ha avuto un andamento alquanto atipico, insolito rispetto a quello che è successo nel resto del mondo. Il numero di contagi (che è comunque basso) non è rimasto fisso, anzi, è aumentato durante il corso di una settimana ma solamente con l’incremento di 5 nuovi casi. Ciò è stato possibile solo grazie all’isolamento imposto dal Governo angolano che ha, senza alcun dubbio, determinato il contenimento della diffusione del contagio a partire dal 27 di marzo. Lo stato di isolamento doveva durare fino all’11 di aprile ma è stato preventivamente prolungato al 25 dello stesso mese. Ovviamente tutto ciò ha comportato delle conseguenze dal punto di vista economico ma il Paese non aveva scelta, si è ritrovato costretto ad adottare misure cautelative per contrastare il virus. La Banca di sviluppo statale – BAI – ha reso disponibili oltre 10 miliardi di kwanza per fornire agli ospedali le risorse necessarie. Si prevede infatti che nei prossimi 20 giorni arriveranno in Angola 300 macchinari BIPAP (Biphasic Positive Airway Pressure) per la ventilazione non invasiva e un rifornimento superiore ai 2 milioni di strumenti utili al personale sanitario per lavorare in sicurezza (si parla quindi di mascherine, cuffie e camici elastici monouso, guanti chirurgici sterili ma anche protezioni per le scarpe e occhiali protettivi). Come se tutto ciò non fosse sufficiente è stato programmato anche l’arrivo di 200 mila kit sierologici per il virus, 200 mila test rapidi e, infine, oltre i 3 milioni di somministrazioni di Coartem: farmaco usato contro la malaria. In aggiunta il BAI ha promesso di rinnovare le infrastrutture ospedaliere per impedire la diffusione del virus.
Oltre alla situazione angolana è interessante presentare quella di São Tome e Principe in cui sono stati registrati fino ad oggi solamente 4 casi positivi al Covid-19. Le 4 persone sono seguite nelle loro case dai medici curanti e sono in condizioni stabili. Il Primo Ministro Jorge Bom Jesus dichiara che la priorità è salvaguardare la salute dei cittadini e per questo motivo è stata investita una somma di 14 milioni di euro a favore della produzione agricola locale. La finalità è quella di garantire la sovranità alimentare al Paese visti i blocchi aerei e navali. Il Ministro dell’Agricoltura Francisco Ramos spiega che è essenziale investire nella produzione locale sostenendo agricoltori e fornitori del posto. Il Governo per questo ha garantito che verrà istituito un fondo agricolo con interessi agevolati ad agricoltori e allevatori.
Francesco Cabras
In Australia, il Governo ritiene che le scuole siano sicure, ma sono i singoli stati a gestire gli istituti, per i quali fino ad ora si è preferita la chiusura. Si lavora per un graduale ritorno nelle aule, grazie anche al trend di casi ormai stabile da settimane. Questi infatti hanno da poco superato i 6600 e le vittime ammontano a 70. Lo scorso giovedì il Primo Ministro ha annunciato che erano state mosse critiche nei confronti dell’OMS e il governo avrebbe riconsiderato sostegno all’organizzazione, escludendo però un recesso come quello degli USA alla luce degli aiuti da parte dell’organizzazione in casi di emergenza nelle regioni del Pacifico. La ministra degli affari esteri, Marise Payne ha richiesto un’indagine nella gestione della pandemia in Cina e non crede che sia l’OMS a doverla mandare avanti, ma invita ad una cooperazione internazionale trasparente tra Paesi.
In Sud Africa, paese del Commonwealth, le statistiche attuali riportano 3.158 casi con 54 vittime e 903 guariti; il presidente Cyril Ramaphosa ha tenuto un discorso alla nazione il 15 marzo, annunciando il lockdown con un piano iniziale di 21 giorni, che poi è stato esteso di recente fino alla fine del mese di aprile. Il divieto principale è quello di uscire di casa, a meno che non strettamente necessario; per far sì che questo imperativo venisse rispettato, sono state dispiegate 24.389 forze armate, le quali, secondo quanto riportano i quotidiani locali, avrebbero violato i diritti umani per far rispettare le direttive del governo. Pertanto, il direttore dell’Osservatorio per i Diritti Umani ha lanciato un monito: “Il governo dovrebbe ricordare alle forze dell’ordine che un’emergenza nazionale non revoca il divieto di abusare del proprio potere. Tali abusi devono essere monitorati e puniti”.
Mentre, in Nuova Zelanda ad oggi si contano un totale di 1440 casi confermati e dodici morti. Attualmente, l’allerta è al massimo (livello 4) e il lockdown ha subito una proroga di 5 giorni per cercare di contenere la curva del contagio. Mentre il governo sviluppa una app per tracciare gli spostamenti, dal 27 aprile avrà inizio l’allentamento delle misure restrittive con il passaggio al livello di allerta 3, che prevede l’isolamento domiciliare preventivo pur consentendo spostamenti per motivi di salute, lavoro o adempimenti giuridici. Le scuole riapriranno per i bambini fino ai dieci anni, ma ai genitori è consigliato di farli rimanere in casa se possibile. Le imprese e le attività di ristorazione potranno ripartire garantendo le distanze imposte.
In Canada, il Parlamento inizia a discutere della ripresa. Il governo e l’opposizione non hanno trovato ad oggi un accordo sulle modalità di svolgimento. Il governo propone tre sessioni a settimana, di cui una in presenza fisica dei parlamentari e due sessioni telematiche. L’opposizione rifiuta lo svolgimento per via telematica. Pur esistendo un accordo sul limitare il numero dei parlamentari convocati nel rispetto delle norme sanitarie, la politica canadese sembra trovarsi davanti ad un’impasse.
Lucia Capriglione, Claudia Cesetti, Diana Fagiolo, Laura Forcella, Stefano Mazzagatti, Emanuele Spina
Il numero di casi in Spagna è salito a quota 195.944, pari a un
incremento di 4.218 contagi rispetto a ieri ed è sempre nelle ultime 24 ore che
si contano 410 decessi per un bilancio che porta il totale a 20.453, mentre le
persone guarite finora sono 77.357.
Nella giornata di domenica, Pedro
Sánchez ha invitato i Presidenti delle comunità autonome a rafforzare la rete
di assistenza sanitaria di base, che avrà un ruolo cruciale nella riduzione
delle misure di contenimento del Covid-19. Il Comitato Scientifico ha, infatti,
segnalato a Sánchez la necessità di potenziare la diagnosi, il follow-up e il
monitoraggio di tutti i casi, anche quelli minori, nei numerosi centri
sanitari.
Il Presidente ha anche illustrato i quattro obiettivi nella lotta contro il Covid-19: in primo luogo, garantire una diagnosi precoce e la capacità diagnostica per i casi rilevati durante l’assistenza sanitaria di base; in secondo luogo, garantire l’isolamento dei casi di contagio. In terzo luogo, garantire che i sistemi informativi consentano un attento monitoraggio di questi pazienti; infine, garantire la localizzazione e il follow-up dei contatti dei casi di contagio.
Sánchez ha precisato che questo processo, volto alla decrescita della curva di contagio, è pensato in funzione delle competenze sanitarie o della disponibilità di attrezzature sanitarie adibite all’assistenza dei cittadini. “Avremo bisogno di tempo, di settimane, in questa lenta marcia verso la decelerazione”, invitando alla cautela dei cittadini. Il Presidente ha, inoltre, ammonito le comunità autonome che non forniscono al Ministero della Salute tutti i dati sull’epidemia dei loro territori e ha ribadito che non si può abbassare la guardia: “Una seconda ondata sarebbe molto difficile da affrontare per il personale sanitario”.
In Argentina, il Ministero della Salute ha riferito che nelle ultime 24 ore sono state registrate 102 nuove infezioni da Covid-19, portando a 2941 il totale dei contagi dall’inizio della pandemia.
La maggior parte dei casi sono concentrati nella provincia di Buenos Aires (873) e nella capitale (706). Il Governo, inoltre, ha confermato il primo caso positivo nella prigione di Florencio Varela: la possibilità di propagazione del Covid-19 nelle carceri ha mobilitato i detenuti, i quali minacciano uno sciopero della fame a livello nazionale, denunciano le condizioni di sovraffollamento in cui vivono e il ritardo dei giudici nel concedere il beneficio degli arresti domiciliari.
In Colombia la fame, gli sgomberi forzati e le richieste di aiuto si manifestano ormai nel quotidiano. Con il passare dei giorni, le finestre di centinaia di case nel sud del paese hanno cominciato a riempirsi di stoffe rosse: lenzuola, tovaglie e persino le magliette della nazionale colombiana si sono trasformate nel nuovo grido di aiuto lanciato da chi cerca di salvarsi dalla pandemia ma rischia di morire di fame. Da qui l’iniziativa di raccogliere cibo e lasciarlo sull’uscio delle abitazioni delle famiglie più bisognose.
Alessia De Meo, Martina Valeriano
Secondo gli ultimi dati, il Belgio è il primo paese UE per morti in proporzione alla popolazione, ciò ha scatenato alcune critiche circa la gestione belga della crisi. Al contempo, la stampa italiana ha criticato la poca celerità decisionale del governo belga e le disastrose scelte prese per le case di riposo. Polemiche anche da parte degli stessi belgi, indignati sia dall’intenzione del Primo Ministro di far riprendere a breve le visite nelle strutture per anziani, sia dalla prospettiva di una violazione della privacy dovuta alla creazione di una app di tracciamento, simile ad altri modelli già adottati in altre zone colpite.
In Svizzera inizia una graduale riapertura: operativi i valichi di frontiera con la Francia, ma con orari limitati. Guy Parmelin, ministro dell’economia, prevede la riapertura dei ristoranti, tuttavia i ristoratori sostengono che senza aiuti economici da parte dello Stato, sarà difficile sostenere la ripresa. L’11 maggio riapriranno le scuole: i sindacati si oppongono, ma il consigliere Jean Romain ha evidenziato l’importanza di mantenere gli standard educativi. Intanto, il proprietario di un negozio a Carouge ha creato un’associazione per realizzare mascherine riutilizzabili e anche in Svizzera si comincia a parlare della creazione di una app per tracciare i pazienti positivi.
Invece a Montreal in Canada, è stato scoperto l’orrore nella casa di riposo “Herron”: la vicenda ha scioccato il paese, il personale ha abbandonato gli anziani nella struttura per paura del COVID-19. In totale sono morti 31 anziani a causa del virus e attualmente nella struttura sono rimaste soltanto due infermiere per 130 ospiti. Tuttavia, il Québec si appresta a ricevere aiuto da parte di volontari inviati dalle regioni meno colpite dalla pandemia; infatti “Solidarité” è stata la parola chiave pronunciata da tutti i sindaci intervistati dal quotidiano Le Journal, in risposta alla direttiva di trasferire il personale sanitario nelle zone più colpite.
Quanto alla Francia il presidente Macron ha affermato: “A partire dall’11 maggio riapriremo progressivamente gli asili, le elementari, le medie e i licei”, ma restano da valutare l’organizzazione di tempi e spazi per garantire la sicurezza degli studenti; nelle università i corsi proseguiranno in forma online fino all’estate. Per intrattenere le persone in quarantena e rendere omaggio al personale medico, lo scorso weekend alcune star, del calibro di Lady Gaga e i Rolling Stones, si sono esibite direttamente da casa in un grande concerto online chiamato “One world”, a sostegno dell’OMS contro il COVID-19.
Riguardo all’Africa, il presidente senegalese Macky Sall ribadisce alla comunità internazionale la richiesta di annullamento del debito pubblico africano, questa proposta era stata lanciata dal presidente su Twitter lo scorso 25 marzo. Successivamente Papa Francesco, durante la sua omelia Pasquale, aveva invitato il mondo a considerare l’abbassamento o addirittura l’annullamento dei debiti pubblici dei paesi in via di sviluppo. L’Europa e le altre potenze mondiali si trovano a fronteggiare, insieme all’emergenza Covid-19, una crisi economica gravissima; l’Africa è di fronte allo stesso nemico ma con una situazione pregressa estremamente più grave.
Emanuela Batir, Carolina Benucci, Lara Bruno, Flavia Lucarelli D’Ortenzi, Arianna Emiliani, Elisabetta Leonardi, Giulia Marinucci, Diana Sandulli, Ngwikem Manfo Solange, Sibilla Parlato, Eleonora Valente
In Germania tra i temi più caldi di questi giorni ci sono le conseguenze economiche interne e l’istruzione.
Sabato scorso il ministro federale delle finanze e vicecancelliere Olaf Scholz ha rilasciato un’intervista al quotidiano “Die Welt”, dove ha dichiarato che il governo farà di tutto per garantire misure di sostegno finanziario a settori ai quali non è consentito riprendere le attività nel breve tempo. Di questi, tra gli altri, fanno parte il settore alberghiero e della ristorazione.
Inoltre, potrebbero esserci misure per stimolare i cittadini al consumo: il piano di Scholz mira a collegare la stimolazione della domanda con obiettivi di sostenibilità. “Certo, conserveremo gli elementi di modernizzazione del nostro paese, come la riduzione delle emissioni di CO2, l’espansione della mobilità elettrica o la digitalizzazione”, ha affermato.
Il ministro delle finanze si è inoltre detto favorevole ad aumenti fiscali per le fasce ad alto reddito.
Le misure di politica finanziaria e sociale già adottate saranno mantenute. Scholz non ha escluso l’ipotesi che il governo federale dovrà sostenere ulteriori debiti nell’anno corrente. I 156 miliardi di euro già approvati risulteranno sufficienti solo se “riusciamo a risalire la curva economica nella seconda metà dell’anno”. In linea di principio, è “troppo presto per abbassare la guardia” nonostante il calo del numero di infezioni. Pertanto, l’apertura deve continuare ad essere graduale e guidata con cautela.
Tiene banco il tema della riapertura delle scuole. I prossimi esami saranno disponibili in anticipo. Gli schemi di protezione – ad esempio per gli scuolabus e le aule – devono essere presentati dai ministri della cultura di tutte le regioni entro il 29 aprile. Le cure di emergenza negli asili nido devono essere estese ad ulteriori categorie professionali.
I governi federali e statali hanno concordato che le scuole potrebbero riaprire gradualmente dal 4 maggio. Tuttavia, ci sono regolamenti speciali per i singoli stati federali.
Nel sistema federale, infatti, gli stessi stati sono responsabili del settore dell’istruzione. Non tutti vogliono aprire le loro scuole contemporaneamente, anche perché le vacanze estive nelle varie regioni iniziano in periodi diversi. Pertanto, hanno concordato un regolamento flessibile.
Diamo una panoramica delle misure di alcuni degli Stati tedeschi più importanti.
In Baviera non è previsto il riavvio delle normali attività scolastiche fino all’11 maggio. “Adotteremo un approccio più cauto”, ha dichiarato il Primo Ministro Söder.
A Berlino è prevista l’apertura dall’11 maggio solo per le classi dell’ultimo anno.
Ad Amburgo dal 27 aprile i programmi nelle scuole saranno gradualmente ristrutturati.
In Turingia i maturandi torneranno a scuola già dal 27 aprile. Il 4 maggio, poi, seguiranno le altre fasce d’età.
La Sassonia vuole aprire le scuole agli studenti di tutte le classi dell’ultimo anno, inizialmente dal 20 aprile per il personale e dal 22 aprile per gli studenti.
Gabriele Simoni
Nel contesto nordafricano si registrano numeri piuttosto costanti a discapito di quanto invece non succede nel sud del Continente. Nel bollettino epidemiologico degli ultimi giorni, il bilancio dei contagiati è di 2685 in Marocco, 2534 in Algeria, 866 in Tunisia e 49 in Libia, mentre il numero di decessi sale a 137 in Marocco, 367 in Algeria, 37 in Tunisia e 1 in Libia. In relazione ai dati registrati nel nostro Paese, che gode di un sistema sanitario all’avanguardia, risulta anomalo pensare che nel Maghreb questi numeri siano effettivi vista l’arretratezza di queste zone sia in termini economici che in termini di strutture sanitarie.
Nell’ambito delle misure volte a garantire l’istruzione, seppur a distanza, il Marocco si è dimostrato piuttosto efficiente nel rispondere adeguatamente e prontamente alla necessità di promuovere la formazione accademica e professionale a tutti i livelli. Infatti, il Ministero dell’Istruzione Nazionale, della Formazione Professionale, dell’Istruzione Superiore e della Ricerca Scientifica ha dichiarato che i primi risultati dell’esperimento di didattica a distanza, introdotta il 16 marzo 2020, sembrerebbero essere positivi. Nello specifico, si tratta di un portale elettronico chiamato TelmidTICE che fornisce contenuti e materiali di studio selezionati in base ai diversi livelli di istruzione. E stando a quanto riporta la stampa marocchina, tra i vari punti del progetto è prevista anche una formazione specifica per i professori, ai quali è stata messa a disposizione la piattaforma e-Takwine.
Ma vista in un’ottica più ampia, l’introduzione della didattica a distanza, piuttosto prevedibile nei paesi più sviluppati, non era affatto scontata in Marocco. Infatti, questa misura è stata considerata come la concretizzazione di un processo richiesto da tempo, ma che a causa dell’assenza di strumenti necessari non è stato possibile attuare finché il Marocco non si è trovato obbligato a dispiegare ogni sforzo per salvare la stagione accademica.
Ciononostante, sono state sollevate molte critiche al metodo adottato dal Ministero per ciò che concerne l’assenza di pari opportunità dell’istruzione a distanza, specialmente da parte degli studenti che vivono nel mondo rurale. Ciò che infatti non bisogna dimenticare è che, non appena ci si allontana dalle grandi città, ci si imbatte in condizioni di povertà estrema che rendono difficoltosa non solo la didattica a distanza, ma anche e soprattutto la vita stessa. A questo proposito, l’Articolo 31 della Costituzione marocchina afferma che “lo Stato, le Istituzioni pubbliche e territoriali […] si impegnano ad impiegare tutti i mezzi disponibili per facilitare l’accesso paritario dei cittadini all’istruzione moderna di buona qualità, alla formazione professionale e all’educazione fisica e artistica”.
Valeria Di Bonaventura, Arianna Mercuriali, Giulia Roncella
“La Russia, senza dubbio, riuscirà a vincere questa battaglia contro il COVID-19. Stiamo attraversando una fase dura, ma questa vittoria ci sarà e sarà ancora più importante, se, in questo periodo non facile, renderemo il nostro sistema sanitario ancora più forte ed ancora più efficace”. Queste sono le parole del presidente russo Vladimir Putin pronunciate durante il discorso in merito alla costruzione e ristrutturazione di tutti gli enti sanitari presenti nel territorio russo. L’11 marzo, infatti, l’OMS ha dichiarato una nuova infezione di COVID-19 che finora in Russia ha creato più di 32 mila malati, 273 morti e 2590 guariti. Per questo motivo, il sindaco della capitale Sergej Cobjanin ha prolungato il regime di quarantena fino al 1 maggio, con una novità. Dal 22 aprile, infatti, tutti gli abitanti di Mosca e dintorni potranno tornare a viaggiare sui mezzi pubblici (treno, autobus e metro) utilizzando la carta “Troika” oppure “Strelka” per viaggi singoli mensili. Su questa carta dovrà essere mostrato un permesso elettronico. Se il numero della carta non verrà scansionato la carta non funzionerà ai tornelli della metro e sui monitor convalidanti degli autobus. Chi sceglierà, invece, l’automobile, dovrà indicare il proprio numero di targa sul permesso. In caso contrario, la macchina risulterà non autorizzata a circolare e il proprietario verrà multato. Al fine di applicare correttamente le nuove norme verranno installate delle videocamere per la regolamentazione del traffico e per il servizio di pattugliamento stradale. Per quanto riguarda militari e forze dell’ordine, quest’ultimi vengono esonerati dal dover seguire tali regole, ma dovranno registrare sul sito mos.ru il numero personale e il numero di targa della macchina di servizio.
Inoltre, visto il momento difficile, in Russia si sta espandendo sempre più la distribuzione gratuita di medicinali per i malati di COVID-19 e per i sospetti malati. Si pensa, infatti, che questa nuova pandemia sia una forma insolita di SARS e perciò bisogna cominciare a distribuire medicinali adeguati.
Si riporta infine una notizia alquanto singolare: i residenti della città Rostov-sul-Don usando lo “Yandex Mappe” ha organizzato una manifestazione online contro il regime di isolamento, che è operativo nell’oblast di Rostov dal 31 marzo col fine di contenere la diffusione del COVID-19.
Durante una manifestazione virtuale organizzata dai Rostoviti vicino all’edificio del governo regionale in Piazza Sovetov, i partecipanti si sono lamentati con le autorità della mancanza di fondi per pagare i prestiti, inclusi i mutui, i servizi pubblici e la mancanza di aiuti umanitari. Infatti, come conseguenza al regime di isolamento introdotto, molti cittadini sono rimasti senza lavoro o il loro reddito è diminuito in modo significativo.
Paola D’Onofrio, Clarissa Giacomini
Il 17 aprile si è tenuta, a Pechino, una riunione del Comitato Centrale del PCC per analizzare la situazione epidemica nel paese e all’estero e per mettere in atto ulteriori lavori di prevenzione e controllo. Durante l’incontro il presidente Xi ha sottolineato che le attuali misure di controllo dell’epidemia adottate dal paese vanno ulteriormente consolidate, in particolare nello Hubei, per prevenire un’epidemia di rimbalzo. Il presidente ha aggiunto che è necessario rinforzare il sostegno allo sviluppo economico e sociale, nonché aiutare la popolazione a risolvere varie difficoltà quali l’occupazione, il reddito e la scolarizzazione.
Si è parlato anche della situazione dei cinesi all’estero ai quali la Cina deve continuare a fornire assistenza tramite ambasciate e consolati. Il presidente Xi ha anche ribadito di voler approfondire gli scambi e la cooperazione con l’OMS e voler continuare a fornire assistenza ai Paesi colpiti dall’epidemia.
Solo pochi giorni prima, il 14 aprile, il Presidente degli Stati Uniti Trump ha annunciato la sospensione dei finanziamenti all’Organizzazione Mondiale della Sanità e rivalutato il suo ruolo a causa della “gestione grave e l’occultamento” di alcuni aspetti del fenomeno pandemico. Le affermazioni di Donald Trump sono state molto discusse dall’opinione pubblica. In suo sostegno è intervenuto il Segretario alla Difesa Statunitense Mark Esper, il quale ha affermato a sua volta che “È difficile credere alle informazioni del Partito Comunista Cinese”.
In risposta all’attacco verbale sferrato dagli Stati Uniti, il portavoce del Ministero degli Affari Esteri cinese, in data 17 aprile, ha dichiarato che “diffamare la Cina non può aiutare l’America a nascondere la realtà e la responsabilità di non riuscire a combattere il virus”. Secondo il portavoce, l’America dovrebbe smettere di strumentalizzare a fini politici l’emergenza COVID-19 e concentrarsi, piuttosto, sulle misure di contrasto per sconfiggere il virus e procedere con il rilancio dell’economia.
Nel frattempo, in Cina continua la lotta al virus. Mentre in data 18 aprile l’ultimo gruppo di operatori sanitari che ha contribuito alla lotta conto il COVID-19 nella provincia più colpita dello Hubei ha terminato i 14 giorni di quarantena, domenica 19 Aprile l’autorità sanitaria cinese riferisce una segnalazione di 16 nuovi casi da coronavirus, di cui 9 provenienti dall’estero. Per fortuna però nessun decesso è stato segnalato, quindi il totale dei casi confermati ha raggiunto quota 82735, mentre il numero dei decessi rimane fermo a 4632.
Francesca Runci, Elisa Caminiti, Claudia Cigno
FONTI e SITOGRAFIA
Per la lingua PORTOGHESE
Per la lingua INGLESE
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