IL LIBANO PAESE DEI CEDRI
VIVE UNA DUPLICE EMERGENZA

Per inaugurare la rubrica che parla di #destinationgems non potevo iniziare con un paese diverso da quello dove sono nata e dove ho passato gli anni più belli della mia infanzia e adolescenza, anche se purtroppo oggi questo paese vive una duplice emergenza dettata non solo dal Virus Covid-19, urgenza che tutto il pianeta sta affrontando, ma anche dalla gravissima crisi economica culminata (per la prima volta nella sua storia), con la dichiarazione di Default.

In passato, il Libano, Paese dei Cedri, veniva chiamato “la Svizzera del Medio Oriente” per lo spiccato senso dei suoi abitanti per gli affari, oggi quest’affermazione potrebbe sembrare una contradizione! Durante gli Anni ‘60, Beirut, la Capitale, era conosciuta come la “Parigi del Medio Oriente” oggi purtroppo viene menzionata soprattutto per la terribile Guerra civile in cui la città andò in rovina dal 1975 al 1990. Non voglio usare il passato nel mio racconto, semplicemente per una speranza di ritorno del Libano al suo vissuto splendore, un paese emozionante e straordinario.

Beirut è una città che sembra non avere pace, una serie infinita di conflitti che l’hanno ferita profondamente, eppure i suoi abitanti sono vitali, forti e dinamici: non a caso il Libano rappresenta un’eccezione, rispetto agli altri paesi del Medio Oriente di lingua araba, e questo grazie alla sua multiculturalità. È un paese legato alle tradizioni, ma aperto alle novità e alla mentalità occidentale. Inoltre, il Libano ha una storia antichissima che affonda le radici nell’epoca fenicia ed oggi custodisce città antiche e reperti romani, località sciistiche e balneari, un’infinità di alberghi lussuosi, locali e ristoranti che animavano le notti infinite arrestate dal Covid-19.

Il Libano è un paese pieno di divergenze e contrapposizioni causati dal melting pot di culture, religioni, credenze e gruppi etnici. Diciotto sono le confessioni riconosciute ufficialmente, tra le quali Cristiana Maronita che segue la chiesa Cattolica Apostolica di Roma, Cristiana Greco-Ortodossa, l’armena Apostolica, la Sciita, la Sunnita, l’Ebraica, la Drusa, la Protestante e la Copta. Beirut, sopranominata “la Parigi del Medio-Oriente” il suo centro comprende grattacieli di lusso, negozi e ristoranti ispirati all’Occidente. Beirut è affascinante, coinvolgente e sorprendente, soprattutto caratterizzata da una storia millenaria dove i suoi vecchi monumenti raccontano del passato di grandi fasti e ricchezze in coesistenza con palazzi distrutti dalle bombe dell’ultimo conflitto che gridano il dolore del popolo.

L’arabo è la lingua ufficiale, ma oltre a quello classico studiato nelle scuole e scritto nella letteratura, i libanesi parlano un dialetto orale derivante dall’arabo classico intercalato da espressioni francesi e inglesi. I libanesi dialogano tra di loro usando contemporaneamente queste tre lingue. La seconda lingua ufficiale è il francese, seguita di pari passo dall’inglese e in percentuale minore troviamo anche la lingua armena e quella curda diffuse grazie alla presenza di comunità armene e curde stabilitesi da tempo.

Per comprendere Beirut e la mentalità libanese occorre capire le contraddizioni presenti in seno alla società. Visitare Beirut delinea e narra un viaggio in un mondo dove una chiesa cristiana si innalza accanto a una moschea e/o adiacente ad una Sinagoga. Il quartiere cristiano di Ashrafieh, dove sono nata e cresciuta, si trova su una collina a est della città, è uno dei più antichi di Beirut, offre scuole prestigiose soprattutto francesi e il Palazzo Sursock, una volta residenza della facoltosa famiglia di cui porta il nome, oggi sede del museo di arte contemporanea. Nicolas Sursock, collezionista di oggetti d’arte, volle che, alla sua morte, avvenuta nel 1960, la sua casa fosse trasformata in museo. Invece Hamra insieme al lungomare di Raucheh, sono i quartieri a maggioranza musulmana con ristoranti, bar, hotel di lusso, catene internazionali e appartamenti prestigiosi affacciati sul lungo mare. A Hamra ha sede UAB, l’Università Americana di Beirut. Le strade del centro e dello shopping sono moderne, con negozi, ristoranti, bar all’aperto e numerosi spazi per eventi e spettacoli. Il Libano è anche culla di stilisti di Alta moda. Le Fashion Week internazionali pullulano delle loro collezioni che fanno sentire la donna che le indossa una vera Odalisca o Principessa. Il più conosciuto è sicuramente Elie Saab, il suo atelier principale si trova ancora a Beirut. I suoi negozi si possono trovare in tutto il mondo, a partire da Parigi, Londra, Milano, Dubai, New York e Melbourne. Elie Saab è famoso per vestire le star sul red carpet, Angelina Jolie è stata una di loro. Tra le sue clienti più famose troviamo la regina Rania di Giordania e Halle Berry. Altri Fashion Designer amati dalle VIP e principesse sono Zuhair Murad, Abed Mahfouz che per oltre 15 anni ha sfilato a ALTAROMA sempre nella fashion Week Romana hanno partecipato Missaki Couture, Tony Ward, Rani Zakhem e molti altri. Il Libano non è solo famoso per l’alta moda ma anche per l’ottima cucina conosciuta e apprezzata in tutto il mondo, il famoso Hummus (crema di ceci) ormai fa parte di tutte le tavole internazionali. Anche la produzione di Vini viene riportata nelle migliori guide di Enologia; la produzione libanese è costituita per lo più da vini rossi provenienti da varietà internazionali importate dalla Francia. La zona di coltivazione più fertile è la Valle della Bekaa, Château Ksara è la più antica azienda vinicola, fondata nel 1875 dai Gesuiti. Ksara è attualmente uno dei più importanti produttori del Libano e uno dei suoi fiori all’occhiello è lo Château Rouge.

Tutto questo sembra solo appartenere a un sogno, oggi invece Beirut è diventata una città deserta, dal 26 marzo il governo ha adottato un lockdown e un coprifuoco dalle 5 di sera alle 7 del mattino, misure attuate quando i casi di Covid-19 erano ancora pochi, questo per evitare che l’epidemia potesse assumere le dimensioni di altri paesi con rischi di implosione del sistema sanitario in quanto non potrebbe rispondere efficacemente vista anche la grande maggioranza di profughi provenienti soprattutto dalla Siria. La città così deserta è un panorama inimmaginabile. Solo qualche mese fa le piazze erano gremite di manifestanti che protestavano in modo pacifico contro la corruzione del governo e la crisi economica aggravatasi nel 2019 e, come detto, culminata di recente con il default. I conti pubblici avevano raggiunto dei livelli disastrosi.  “Ma come si è arrivati a questo punto? Il piccolo Libano si reggeva su di un paradosso. Se sul fonte politico era conosciuto come il più instabile Paese del Medio Oriente, su quello finanziario era in assoluto il più stabile. Ancora nel 2011 il brillante e dinamico settore bancario privato, su cui si reggeva l’intera economia di questo Paese.” “La guerra civile nella vicina Siria, scoppiata nella primavera del 2011, ha poi dato il colpo di grazia. Un milione e mezzo di profughi siriani si è riversato nel piccolo e impreparato Libano, trasformandolo nel Paese con il più il più alto rapporto al mondo di rifugiati per abitante. Le sue strutture e infrastrutture, già insufficienti per i libanesi, hanno resistito ma alla fine non hanno retto alla pressione.” (Cit. Sole24Ore)

Mi chiedo se anche questa duplice Emergenza potrà essere superata come tutte le precedenti situazioni complicate. Il popolo libanese non si è mai perso d’animo, ottimista di carattere, ha sempre permesso al paese di sollevarsi e di superare tutte le crisi e tutti i contrasti avvenuti in passato come le guerre civili, i bombardamenti e attacchi che lo hanno sempre messo a dura prova. Di declini, il piccolo paese dei Cedri ne ha vissuti tanti, alcuni anche lunghi e dolorosi ma oggi nel 2020 l’epidemia si abbatte su una economia in disfacimento. Il governo libanese il 9 marzo ha scelto di fallire danneggiando il sistema bancario. Questi avvenimenti mi rattristano molto e non amo pensare al mio Paese d’origine, una volta meta del jet set internazionale e luogo di villeggiatura dei Principi Arabi, evolversi con una traiettoria senza fine. Una volta era la Svizzera del Medio Oriente, oggi è un paese povero orfano di uomini d’affari e imprenditori che colmavano banche, teatri e ristoranti.

Maria Christina Rigano

Maria Christina Rigano – Lungomare di Beirut 1995

Fonti:

Il Sole 24 Ore / 16 Aprile 2020/ L’inchiesta di Roberto Bongiorni (quotidiano)

https://www.ilsole24ore.com/art/libano-ecco-come-svizzera-medio-oriente-e-finita-default-ADx1P3B

https://lebaneseinside.wordpress.com/category/moda/

https://www.bibenda.it/news_bibenda_singola.php?id=2928

La Svizzera del Medio Oriente: Beirut

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