Nowruz, capodanno in Iran
Venerdì 20 marzo, alle 4.49 del mattino (ora italiana), il sole entra nella costellazione dell’Ariete: è l’inizio di un nuovo ciclo astrologico, è l’inizio della primavera.
In Iran si festeggia il capodanno, Nowruz, “nuovo giorno”, le cui radici preislamiche ne fanno una ricorrenza antichissima, retaggio della tradizione zoroastriana. Nowruz è una festa talmente radicata nella cultura iraniana da essere risultata immune ai tentativi post-rivoluzionari di cancellarla dal calendario delle festività della Repubblica Islamica.
La tradizione vuole che le celebrazioni comincino dodici giorni prima del capodanno, con una pulizia approfondita della casa, che viene liberata da ogni inutile disordine e sporcizia per fare posto a quello che verrà nell’anno nuovo. Molteplici sono le usanze che gravitano attorno a questa ricorrenza: dall’Haft-Sin, la tavola imbandita simbolo di Nowruz, al Chaharshanbe Surì, la festa del fuoco, passando per l’apparizione per le strade di Hajji Firuz, una sorta di Babbo Natale persiano.
L’Haft-Sin è sicuramente l’emblema di Nowruz, una tavola imbandita su cui trovano posto sette oggetti i cui nomi in persiano, iniziano tutti con la lettera “s”. Sabzeh, una pianta di grano come simbolo di verde, natura e rinascita; Samanu,un dolce budino a base di germe di grano che simboleggia il potere e il coraggio; Senjed, olive persiane secche che simboleggiano la saggezza; Seeb, mele per augurare la salute; Somaq, le bacche tipo datteri che significano pazienza e tolleranza; Serkeh, l’aceto per l’azione disinfettante e la pulizia; Sir, l’aglio simbolo della medicina. Figurano sulla tavola anche le uova dipinte, simbolo di prosperità, e i pesci rossi, che rappresentano la vita che scorre.
La sera dell’ultimo martedì dell’anno ha luogo la festa del fuoco, Chaharshanbe Surì. Per tutta la città vengono accesi dei piccoli fuochi su cui la tradizione vuole si debba saltare, recitando la frase:”Dammi il colore rosso e prenditi il giallo del mio pallore”. Le ceneri poi, simbolo di ciò che triste e doloroso l’anno precedente ha riservato, vengono sepolte lontano dalle case.
Ghashogh-Zani è un’altra tradizione legata alla festa del fuoco, che prevede che le persone si coprano da capo a piedi, portando con se pentole e utensili con cui fare rumore, fermandosi casa per casa, guidate dalle luci dei falò, a chiedere dolci e cibo.
Chaharshanbe Surì simboleggia la purificazione, il passaggio dal freddo e dall’angoscia dell’inverno alla rinascita primaverile; è con questo rito che gli iraniani danno il benvenuto all’anno nuovo.
Durante tutto il periodo dei preparativi e dei festeggiamenti fa la sua apparizione per le strade Haji Firouz, una sorta di babbo Natale, vestito di rosso e con il volto colorato in nero, che suona il suo tamburino,“Darie”, rallegrando i passanti e augurando loro buon anno.
I festeggiamenti culminano il tredicesimo giorno dell’anno nuovo, in cui si celebra Sizdah bedar, che dal farsi possiamo tradurre come “13 all’aperto”. È tradizione festeggiare questa giornata all’aperto, lontano da casa, immersi nella natura, in un’atmosfera gioiosa e spensierata. In questo modo viene scongiurata la visita degli spiriti malvagi, che non trovando nessuno a casa, sono costretti ad andarsene. I germogli usati per il Sabzeh dell’Haft-Sin vengono gettati nell’acqua di un fiume, gesto che simboleggia la volontà di liberarsi della negatività accumulata fino a quel momento.
Terminano così i festeggiamenti di Nowruz, tra canti e balli, sotto il nuovo sole primaverile e le speranze che porta con sé.
Nowruz è famiglia, l’occasione per riunirsi con i propri cari e le persone amate, e lasciarsi alle spalle quanto di spiacevole c’è stato prima.
Nowruz é rinascita, è la tenebra che lascia spazio a una nuova luce, a una rinnovata fiducia e un fresco ottimismo di un nuovo inizio.
Quale periodo migliore di questo per tornare a sperare?
Sal-e no mobarak a tutti!
Chiara Palumbo