Perfetti sconosciuti
Hello friends, it’s almost summer time, and this means we should say goodbye for now, but don’t be sad, I’m here for you!
Giusto per evitare sentimentalismi, vi propongo un film che vi porterà a cena con dei personaggi tutt’altro che ortodossi, infatti quest’appuntamento è dedicato a Perfetti Sconosciuti, una pellicola del 2016, diretta da Paolo Genovese.
Questo film è classificato come commedia/drammatico, bell’ossimoro mi direte!
Ma ciò che vi assicuro è che non vi pentirete di averlo guardato, e se leggerete fino alla fine, non potrete farne a meno!
Vi spiego perché: avete presente quella sensazione di curiosità inspiegabile che vi tiene incollati allo schermo, perché avete l’impressione fin dall’inizio che sia tutto troppo bello per essere vero?
Ecco, è proprio questo il mood di fondo!
Questa (a mio modesto parere) tragi-commedia a “lieto fine”, infatti, si apre facendoci conoscere i suoi soggetti principali, tra cui Marco Giallini e Kasia Smutniak, nei panni di Rocco ed Eva, una coppia –che a momenti scoppia– che decide di ospitare a casa propria una cena tra amici di vecchia data, tra i quali ritroviamo Edoardo Leo ed Alba Rohrwacher che interpretano Cosimo e Bianca, due amorevoli novelli sposi, la coppia formata da Lele e Carlotta, e infine Peppe, che conosceremo meglio durante il corso della cena.
Tra una battuta, una confidenza e una portata e l’altra, Eva propone di mettere i cellulari di tutti i commensali al centro del tavolo, e di leggere i messaggi e rispondere alle chiamate di chiunque ne riceverà durante la cena, “Tanto nessuno di noi ha segreti, no? Ci conosciamo a memoria!”
Dopo un po’ di titubanza, tutti gli altri acconsentono, ed iniziano le danze!
Non vi spoilero nulla, ma di colpi di scena ce ne saranno, e ahimè quello che all’inizio sembrava un gioco innocente, si rivelerà tutt’altro che una passeggiata!
Il succo di tutto questo è, my dearies, che “Ognuno di noi ha tre vite, una pubblica, una privata, e una segreta”, e per quanto ci possa sembrare di conoscere e capire le persone che abbiamo accanto, spesso ciò che davvero sappiamo di loro è soltanto quello che loro vogliono davvero mostrarci.
La cena da qui in poi prende pieghe inaspettate e quasi al limite dell’assurdo, e posso assicurarvi che vi sembrerà di esser seduti anche voi a tavola con loro, nella speranza disperata che non vi arrivi un messaggio, o una telefonata.
Soprattutto vi renderete conto di quanto i nostri cellulari stiano sempre più diventando “la scatola nera della nostra vita”, le cassette di sicurezza che contengono la nostra quotidianità, ci collegano al mondo, ma possono essere anche i contenitori 2.0 della nostra vita privata, quella che non vorremmo mai veder sbandierata in bella mostra, nemmeno se sotto tortura, e che d’altro canto, grazie alla leggerezza con cui condividiamo sui social ogni nostro passo, rendono allo stesso tempo sempre più difficile mantenere il privato tale.
Ed è così che questo film ci catapulta in un moderno Grande Fratello di orwelliana memoria, in cui le relazioni umane spesso purtroppo sono fatte al 50% di onestà e al 50% di ipocrisia, poco più, poco meno, e che è così difficile, se non impossibile, cercare di conoscere davvero qualcuno, se quest’ultimo non vuole lasciarsi vedere completamente, e quanto inesistente sia la perfezione, al netto della nostra stessa umanità.
Nonostante tutto però, ogni giorno abbiamo davanti a noi 24 ore di un capitolo intonso da scrivere e riscrivere per non rendere la nostra vita inevitabile, o almeno, goderci il tragitto senza calpestare troppa gente nel mentre.
Worth the hype … isn’t it?
Let me know!
Francesca Nardella