Giornata Internazionale della Lingua Araba
Per celebrare uno degli idiomi più diffusi al mondo, le nazioni unite hanno deciso di proclamare il 18 dicembre Giornata Internazionale della Lingua Araba. Difatti, proprio il 18 dicembre 1973 l’arabo è diventata la sesta lingua ufficiale di lavoro dell’Assemblea Generale dell’ONU.
Questa affascinante lingua appartiene al ceppo linguistico semitico insieme all’ebraico, all’aramaico e al fenicio. Le sue origini sono ancora poco chiare dato che esistono poche testimonianze scritte di gran parte della sua storia; solo nel 2014 venne ritrovata la più antica iscrizione in lingua araba risalente al 110 a.C in Arabia Saudita. Tale lingua può essere suddivisa in 4 principali dialetti: arabo egiziano, arabo del Maghreb, arabo levantino che abbraccia la Libia, Siria, Giordania e Palestina, e infine l’arabo iracheno.
Ma qual è l’etimologia della parola “arabo”?
Alcuni studiosi hanno cercato la risposta a questa domanda scavando tra le antiche leggende greche scoprendo che «arabo» deriva dall’eroe Arabos, nato in un paese di nome Arabia; si tratta del figlio del dio Hermes.
Un’altra ipotesi sostiene che il suo significato indichi «il luogo in cui il sole va a dormire».
Ad ogni modo, la lingua araba possiede un legame viscerale con la religione, infatti, il Corano racconta come il profeta Maometto abbia ricevuto il messaggio di Dio in arabo, con l’intercessione dell’angelo Gabriele. Questa relazione strettissima tra Corano e arabo è quella che ha conferito alla lingua il suo statuto speciale e che ha contribuito all’arabizzazione di diverse popolazioni. Possiamo affermare che il vettore di diffusione più importante è stato il suo ruolo di lingua portavoce dell’Islam. L’islam ha conosciuto un momento di massima espansione conquistando i diversi angoli del mondo: dalla Persia al Portogallo. Questo vagabondaggio linguistico e religioso ha comportato un arricchimento culturale non solo per il popolo arabo in sé, ma anche per i paesi conquistati. Infatti, l’interazione della lingua araba con altri linguaggi ha portato ad abbozzare un nuovo vocabolario che ha arricchito la lingua in campi come i poteri pubblici, l’amministrazione e la scienza. Osserviamo, ad esempio, il Portogallo: Dal 711, con l’invasione dei mori nella Penisola, l’arabo è stato adottato come lingua amministrativa nelle regioni conquistate. Alcune popolazioni hanno recepito così tanto l’influenza araba da formare delle comunità miste chiamate “moçárabes” adottando solo gli elementi linguistici e culturali. L’eredità linguistica araba in Portogallo ha offerto più di un migliaio di vocaboli di ambito culinario, botanico, scientifico, geografico e anche religioso! Si pensi ad esempio alla comune espressione Insh’Allah, questa venne adottata dalle lingue iberiche “Oxalá” in portoghese e “ojalá” in spagnolo, per poter esprimere il sentimento di fiducia che ripongono nella fede, con il significato “che dio voglia” e in questo modo si condividono speranze comuni e la lingua diventa strumento per legare culture poi non così diverse. Inoltre quest’impronta Medio orientale si percepisce ancora oggi in ogni angusta stradina del quartiere Alfama il cui nome deriva proprio da Al-hamma con il significato di “fontane” o ancora la avvertiamo nei toponimi del sud del paese come “Algarve” che deriva da al-gharb al-Andaluz ovvero “Andaluso occidentale”.
In conclusione, l’arabo è l’elegante lingua de “le mille e una notte”, è la culla dei nostri dialetti meridionali, è il portale delle scienze matematiche, è quell’alone di mistero che avvolge l’islam. L’ arabo è poesia ed è essenziale riuscir a porgerle l’orecchio e ascoltare i suoi racconti così lontani dai pregiudizi e dagli stereotipi che ci annebbiano sensi e percezioni.
Greta Accardi